Ville

Una trasformazione che celebra larte

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Interior Designer

Zenucchi Design Code

Sono le caseanima, quelle che le guardi e capisci tutto.

Ci sono case che raccontano una passione. Case che nascono in un modo, e diventan poi tutt’altro. Sono le case-anima, quelle che le guardi e capisci tutto: la personalità di chi li vive, le storie che raccontano. Succede qui, in questa villetta nel cuore di Monza che – un tempo – aveva un aspetto rustico e pure un po’ anonimo. Una villetta che, oggi, è una straordinaria “vertical house”. Aveva un’impostazione classica, l’abitazione: taverna nel seminterrato, zona giorno al piano terra e, subito sopra, la zona notte. Poi, la trasformazione: il team di Zenucchi Design Code ha portato l’anima laddove c’era l’anonimato, ha plasmato le sue mura. E ha fatto, di quell’abitazione, una casa. Piena d’arte e poi di vita. Al posto della taverna, ha realizzato una sorta di casa nella casa, una zona living indipendente con sala cinema, e con una cucina a scomparsa col suo snack bar. Ha celato, intelligentemente, il locale lavanderia. E ha lasciato che a parlare fosse l’arte. Quadri d’ogni dimensione, illuminati dalle sospensioni Tom Dixon, fanno da sfondo al banco snack in larice. Lì davanti, il divano White di Rodolfo Dordoni (Minotti) – stile industrial e color acciaio – guarda alla madia Sequence di Patricia Urquiola (Molteni & C.). Pare di trovarsi in un loft, qui. Un loft in cui, ogni cosa, è studiata alla perfezione. A cominciare dalla cucina realizzata su misura, con ante scorrevoli a scomparsa in finitura laccato opaco, arredi interni e piano in laminato. E con la boiserie che – al suo interno – cela un vano armadio per gli ospiti, la porta passante che conduce al bagno, il vano portascope, la lavatrice e poi l’asciugatrice.

La scala conduce la luce attraverso i piani.

Dalla taverna ora area living, sale una scala in resina cementizia che – della villetta – è la protagonista: spezza le atmosfere lignee, conduce la luce attraverso i piani. Col suo profilo a scomparsa, e con gli spot orientabili che, le opere d’arte, le sottolineano. Sono opere, queste, che si trovano un po’ ovunque: nell’area lounge affacciata sul giardino con la sua piscina, in cucina, nella stanza padronale. Un sobrio involucro che valorizza quadri e arredi: il Saarinen Dining Table di Eero Saarinen (1957, Knoll), in marmo arabescato bianco e grigio, le sospensioni Aim di Ronan & Erwan Bouroullec (2013, Flos) col doppio cavo, e coi riflessi dorati che riscaldano i moduli Blanco di Luca Meda (1994, Dada). E poi le poltroncine LC2 di Le Corbusier, Pierre Jeannaret e Charlotte Perriand (1928-1965, Cassina), diverse ma uguali. È tutto un incastro, qui. La storia del design che incontra l’arte, le finiture pregiate, i rivestimenti che – loro pure – arredano. Basta guardare ai bagni, con quelle piastrelle che all’arte somigliano. O alla stanza padronale, che pare una suite e che – letto Wyman di Minotti e lampade Tom Dixon – l’arte la ospita, per davvero. E s’inchina, ai suoi colori. Con eleganza, con ammirazione.

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